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Notizie dall'interno

 

I Nani rimasero a lungo nell'oscurità davanti alla porta a discutere, finché alla fine Thorin parlò. «Ora è arrivato il momento per il nostro egregio signor Baggins, che si è dimostrato un buon compagno lungo tutto il nostro cammino, e uno Hobbit pieno di coraggio e di risorse di gran lunga superiori alla sua taglia, e, se posso dirlo, dotato di una fortuna di gran lunga superiore a quella normale; ora è arrivato il momento per lui di adempiere il compito in grazia del quale egli è stato incluso nella nostra Compagnia; ora è arrivato il momento di guadagnarsi la sua Ricompensa.»

Vi sarete certo abituati allo stile di Thorin nelle occasioni importanti, così vi risparmierò il resto, anche se egli andò avanti ancora un bel pezzo. Quella era sicuramente un'occasione importante, ma Bilbo si spazientì. Ormai era abbastanza in confidenza con Thorin, e sapeva a che cosa stesse mirando.

«Se vuoi dire che pensi che il mio compito consista nell'entrare per primo nel passaggio segreto, o Thorin Scudodiquercia, figlio di Thrain, che la tua barba possa allungarsi sempre di più,» egli disse irosamente «dillo subito e facciamola finita! Potrei anche rifiutare. Vi ho già tirato fuori dai pasticci per ben due volte, e questo non credo proprio fosse compreso nel patto iniziale, sicché mi sono già guadagnato una certa ricompensa, mi pare. Ma 'la terza volta è quella buona' come diceva mio padre, e per un motivo o per l'altro non credo che rifiuterò. Forse ho cominciato ad avere fiducia nella mia fortuna più di quanto non facessi ai vecchi tempi,» egli intendeva prima di partire da casa la scorsa primavera, ma sembrava secoli fa «comunque penso che andrò a dare un'occhiatina subito per togliermi questo pensiero. Dunque, chi viene con me?»

Non si aspettava un coro di volontari, così non rimase deluso. Fili e Kili assunsero un'espressione imbarazzata e si dondolarono su una gamba sola, ma gli altri non fecero neanche finta di offrirsi, tutti tranne il vecchio Balin, la sentinella, che aveva molta simpatia per lo Hobbit. Disse che sarebbe almeno entrato, e forse l'avrebbe addirittura accompagnato un poco più in là, pronto a chiamare aiuto in caso di bisogno.

Il massimo che si possa dire in favore dei Nani è questo: essi intendevano veramente ripagare Bilbo in modo splendido per i suoi servigi; lo avevano assoldato per compiere un lavoro pericoloso per conto loro e non gliene importava niente del povero piccoletto che lo faceva, purché lo facesse; ma tutti avrebbero fatto del loro meglio per toglierlo dai guai, se ci fosse capitato in mezzo, come era avvenuto nel caso degli Uomini Neri al principio delle loro avventure, quando ancora non avevano alcun motivo particolare per essergli riconoscenti. Questo è il punto: i Nani non sono eroi, bensì una razza calcolatrice con un gran concetto del valore del denaro; alcuni sono una massa infida, scaltra e pessima da cui tenersi alla larga; altri non lo sono, anzi sono tipi abbastanza perbene come Thorin e Compagnia, sempre però che non vi aspettiate troppo da loro.



 

* * *

 

Le stelle cominciavano ad apparire in un cielo pallido striato di nero, quando lo Hobbit strisciò attraverso la porta incantata e si introdusse furtivamente nella Montagna. Era un cammino molto più facile di quanto si aspettasse. Questo non era un ingresso da Orchi, o una rozza caverna da Elfi Silvani. Era un cunicolo fatto dai Nani al culmine della loro opulenza e abilità: era diritto come un righello, lisce le pareti, ben spianato il suolo; con una leggera e regolare inclinazione esso portava verso qualche oscura meta lontana, nelle tenebre sottostanti.

Dopo un po' Balin augurò a Bilbo «buona fortuna!», e si fermò dove poteva ancora vedere la fioca sagoma della porta e dove, grazie a un particolare gioco di echi del tunnel, poteva udire il sussurro delle voci degli altri che bisbigliavano tra loro sullo spiazzo. Allora lo Hobbit si infilò l'anello, e avvertito appunto dall'eco di stare più che hobbiticamente attento a non far rumore, si inoltrò silenzioso sempre più in giù, nelle tenebre. Tremava di paura, ma il suo faccino era risoluto e minaccioso. Era già uno Hobbit molto diverso da quello che era corso via così frettolosamente da Casa Baggins dimenticando il fazzoletto, molto tempo fa. Erano secoli che non aveva più un fazzoletto. Allentò il pugnale nella custodia, si strinse la cintura e avanzò.

'Adesso ci sei proprio dentro, Bilbo Baggins' disse tra sé e sé. 'Ci sei andato a cascare in mezzo, quella notte della riunione, e ora ti tocca uscirne fuori e scontarla! Povero me, che pazzo sono stato e sono!' disse la parte meno Tuc di lui. 'Non so assolutamente che cosa farmene di tesori sorvegliati da draghi, e tutto il mucchio potrebbe star lì per sempre, se solo potessi svegliarmi e scoprire che questo tunnel della malora è l'ingresso di casa mia!'

Non si svegliò, naturalmente, ma continuò ad avanzare, finché ogni traccia della porta dietro di lui non svanì del tutto. Era completamente solo. Presto gli sembrò che cominciasse a far caldo. 'Non è una specie di bagliore quello che mi pare provenga di laggiù?' disse fra sé.

Lo era. E man mano che avanzava diventava sempre più forte, finché non ebbe più dubbi. Era una luce rossa che diventava sempre più rossa. Inoltre, adesso faceva indubbiamente caldo nel tunnel: sbuffi di vapori fluttuavano intorno a lui e sopra la sua testa, ed egli cominciò a sudare. Ed ecco che un rumore cominciò a rimbombargli nelle orecchie, una specie di brontolio, come il ribollire di un pentolone che andasse a tutto vapore sul fuoco, misto alle fusa di un gattone gigantesco. Questo crebbe fino a diventare l'inequivocabile rumore gorgogliante di un qualche enorme animale che nel sonno russava laggiù, oltre il rosso bagliore di fronte a lui.

A questo punto Bilbo si fermò. E andare oltre fu la cosa più coraggiosa che avesse mai fatto. Le cose tremende che accaddero in seguito furono niente al confronto: egli combatté la vera battaglia da solo in quel tunnel, prima ancora di vedere l'enorme pericolo che giaceva in attesa. Ad ogni modo dopo una breve sosta riprese ad avanzare; e potete immaginarvelo che arriva alla fine del tunnel, cioè a un'apertura più o meno delle stesse dimensioni e forma della porta da cui il tunnel partiva. Attraverso di essa faceva capolino la testolina dello Hobbit. Davanti a lui si stende la grande e profondissima cantina o cella sotterranea degli antichi Nani, scavata proprio alle radici della Montagna. Fa quasi buio, così che la sua vastità può essere intuita solo vagamente, ma dalla parte più vicina del pavimento roccioso si irradia un grande bagliore. Il bagliore di Smog!

 

* * *

 

Un drago enorme color rosso oro giaceva profondamente addormentato, e dalle sue fauci e dalle froge provenivano un rumore sordo e sbuffi di fumo, perché, nel sonno, basse erano le fiamme. Sotto di lui, sotto tutte le membra e la grossa coda avvolta in spire, e intorno a lui, da ogni parte sul pavimento invisibile, giacevano mucchi innumerevoli di cose preziose, oro lavorato e non lavorato, gemme e gioielli, e argento macchiato di rosso nella luce vermiglia.

Le ali raccolte come un incommensurabile pipistrello, Smog giaceva girato parzialmente su un fianco, e lo Hobbit poteva così vederne la parte inferiore del corpo, e il lungo, pallido ventre incrostato di gemme e di frammenti d'oro per il suo lungo giacere su quel letto sontuoso. Dietro di lui, dove le pareti erano più vicine, si potevano vagamente vedere appese cotte di maglie, elmi e asce, spade e lance; e c'erano file di grossi orci e vasi riempiti di ricchezze inimmaginabili.

Dire che a Bilbo si mozzò il fiato non rende affatto l'idea. Non ci sono parole per esprimere il suo turbamento, da quando gli Uomini cambiarono il linguaggio che avevano imparato dagli Elfi, al tempo in cui tutto il mondo era bello. Bilbo aveva già sentito parlare e cantare delle ricchezze ammassate dai draghi, ma ignoti erano per lui lo splendore, la brama, la bellezza di un tesoro come quello. Il suo cuore fu riempito e trafitto dall'incanto e dal desiderio dei Nani; ed egli rimase immobile a fissare l'oro incalcolabile e incommensurabile, quasi dimentico dello spaventoso guardiano.

 

* * *

 

Rimase a fissarlo per quello che sembrò un secolo prima di strisciare, attratto quasi contro il proprio volere, fuori dall'ombra della porta del cunicolo, attraverso il pavimento fino al bordo più vicino dei mucchi del tesoro. Sopra di esso giaceva il drago addormentato, atrocemente minaccioso perfino nel sonno. Egli afferrò una grande coppa a due manici, la più pesante che potesse portare, e lanciò un'occhiata timorosa verso l'alto. Smog scosse un'ala, aprì una zampa, il rombo del suo russare cambiò tono.

 

 

Bilbo se la diede a gambe. E il drago non si svegliò - non ancora - ma scivolò in altri sogni di avidità e di violenza, adagiato nella sua sala usurpata, mentre il piccolo Hobbit si affannava a risalire il lungo tunnel. Il cuore gli batteva e le gambe erano agitate da un tremito più febbrile di quello che le aveva scosse quando era disceso, ma teneva ancora ben stretta la coppa, e il suo pensiero principale era: 'Ce l'ho fatta! Adesso gliela farò vedere io. Più un bottegaio che uno scassinatore, ma guarda un po'! Be', adesso la smetteranno di dire queste cose'.

Infatti fu così. Balin fu felicissimo di rivedere lo Hobbit, e tanto sorpreso quanto contento. Prese Bilbo e lo portò fuori, all'aria aperta. Era mezzanotte e le nubi avevano nascosto le stelle, ma Bilbo giaceva con gli occhi chiusi, ansimando e godendo di sentire nuovamente l'aria fresca, e accorgendosi a malapena dell'eccitazione dei Nani, e di come lo lodavano e gli davano pacche sulla schiena, e mettevano al suo servizio se stessi e tutte le loro famiglie per tutte le generazioni future.

 

* * *

 

I Nani stavano ancora passandosi la coppa di mano in mano, parlando tutti contenti della riconquista del loro tesoro, quando improvvisamente un rombo enorme eruppe dalla parte inferiore della Montagna, come un vecchio vulcano che avesse deciso di ricominciare le sue eruzioni. La porta alle loro spalle quasi si chiuse - solo una pietra le impedì di bloccarsi - e su per il lungo tunnel, dalle più profonde viscere della terra, giunse l'eco di un mugghiare e pestare che faceva tremare il suolo tutt'intorno.

Allora i Nani dimenticarono la loro gioia e le loro fiduciose vanterie di un momento prima, e si acquattarono a terra pieni di paura. C'era ancora da fare i conti con Smog. Non è molto saggio escludere un drago vivo e vegeto dai vostri piani, se vivete vicino a lui. È probabile che i draghi non si servano veramente di tutta la loro ricchezza, ma di regola la conoscono fino all'ultimo grammo, specialmente dopo averla posseduta a lungo; e Smog non faceva eccezione. Era passato da un sogno agitato (in cui un guerriero, tutto sommato di statura insignificante ma dotato di una spada tagliente e di grande coraggio, aveva una parte molto sgradevole) al dormiveglia, e dal dormiveglia al risveglio completo. Nella caverna c'era uno strano soffio d'aria. Forse uno spiffero che usciva da quel buchetto? Non si era mai sentito molto tranquillo al riguardo, anche se era così piccolo, e ora lo guardò con occhio torvo e sospettoso, e si domandò perché non l'avesse mai chiuso. Recentemente gli era parso di avvertire il fioco echeggiare di un suono martellante su molto in alto che, attraverso quel buco, scendeva giù nella sua tana. Si mosse e allungò il collo per annusare. Fu allora che si accorse che mancava la coppa!

Ladri! Fuoco! Assassinio! Una cosa del genere non era mai successa da quando era venuto per la prima volta sulla Montagna! Non ci sono parole che possano descrivere la sua collera, il tipo di collera che si può vedere solo quando un ricco, che ha più di quanto non possa godere, perde improvvisamente qualcosa che ha posseduto a lungo ma che non ha mai usato o voluto prima. Il drago eruttò fiamme, riempì la sala di fumo, scosse le radici della Montagna. Cercò invano di ficcare la testa nel buchetto, e poi raggomitolatosi per tutta la sua lunghezza, rombando sotto terra come un tuono, si precipitò fuori dalla tana profonda attraverso la grande porta, uscendo per i larghi passaggi del palazzo della Montagna, in alto, verso la Porta Principale.

Il suo unico pensiero era di dar la caccia al ladro per tutta la Montagna finché non lo avesse preso, dilaniato e pestato. Uscì dalla porta, le acque si alzarono in un fiero vapore sibilante; si levò in volo fiammeggiando, e si posò sulla cima della montagna in una vampa di fiamme verdi e scarlatte. I Nani udirono il rombo tremendo del suo volo, e si rannicchiarono contro le pareti dello spiazzo erboso, acquattandosi ai piedi dei massi, sperando di sfuggire in qualche modo agli occhi spaventosi del drago che li cercava.

Sarebbero stati uccisi tutti, se - una volta ancora - non fosse intervenuto Bilbo. «Presto! Presto!» egli ansimò. «La porta! Il tunnel! Via di qui!»

Scossi da queste parole stavano per strisciare dentro il tunnel quando Bifur lanciò un grido: «I miei cugini! Bombur e Bofur, li abbiamo dimenticati, sono giù nella valle!.»

«Saranno ammazzati, e anche tutti i nostri pony moriranno, e perderemo tutte le nostre provviste!» gemettero gli altri. «Non possiamo far niente!»

«Sciocchezze!» disse Thorin, ritrovando la sua dignità. «Non possiamo abbandonarli. Andate dentro, signor Baggins e Balin, e voi due Fili e Kili, il drago non ci avrà tutti. Adesso voialtri, dove sono le corde? Sbrigatevi!»

Quelli furono forse i momenti peggiori che avessero passato fino allora. Gli orribili suoni dell'ira di Smog echeggiavano nelle conche rocciose su in alto; il drago poteva scendere fiammeggiando in ogni momento o volare roteando sopra di loro e scoprirli mentre erano intenti a tirar su le corde come pazzi sull'orlo periglioso della rupe. Bofur arrivò su, e tutto andava ancora bene. Arrivò Bombur, ansimando e sbuffando mentre le corde si sfilacciavano, e tutto andava ancora bene. Arrivarono su alcuni attrezzi e diversi pacchi di provviste, poi il pericolo piombò su di loro.

Si udì un suono rombante. Una luce rossa toccò le cime delle alte rocce, e venne il drago.

Ebbero appena il tempo di correre a gambe levate nel tunnel, trascinando con sé i loro fardelli, quando Smog arrivò rimbombando da Nord, lambendo di fiamme i fianchi della montagna, sbattendo le grandi ali con un rumore simile al ruggito del vento. Il suo fiato ardente bruciò l'erba davanti alla porta, e penetrò attraverso la fessura che essi avevano lasciato aperta e li bruciacchiò nel loro nascondiglio. Si alzarono fiamme guizzanti alla cui luce danzarono le ombre nere delle rocce. Poi il buio ricadde, mentre il drago passava. I pony nitrirono per il terrore, spezzarono le corde che li legavano e galopparono via selvaggiamente. Il drago si abbassò, fece una mezza curva per inseguirli, e sparì.

«Questa sarà la fine delle nostre povere bestie!» disse Thorin. «Non c'è cosa che possa sfuggire a Smog una volta che egli l'abbia vista. Noi qui siamo e qui ci toccherà stare, a meno che qualcuno non abbia voglia di farsi a piedi tutte quelle miglia, allo scoperto, per tornare al fiume, con Smog di guardia!»

Non era certo un pensiero piacevole. Essi strisciarono più in giù nel tunnel, e rimasero lì rabbrividendo benché facesse un caldo afoso, finché l'alba non filtrò pallida attraverso la fessura della porta. Di tanto in tanto per tutta la notte poterono udire il rombo del drago che voleva farsi più forte e poi passare e svanire, mentre continuava la sua caccia tutt'intorno ai fianchi della montagna.

Dai pony, e dalle tracce degli accampamenti che aveva scoperto arguì che alcuni Uomini erano risaliti su dal fiume e dal lago, e che avevano scalato il fianco della montagna dalla parte della valle dove erano rimasti i pony; ma la porta sfuggì al suo occhio inquisitore e il piccolo spiazzo, protetto dalle sue alte pareti, aveva eluso le sue fiamme più violente. A lungo e invano cacciò il drago, finché l'alba non raffreddò il suo furore ed egli tornò sul suo aureo giaciglio a dormire e a ritemprare le forze. Non avrebbe dimenticato o perdonato il furto nemmeno se, passati mille anni, si fosse tramutato in una pietra rovente sotto la cenere; ma ora poteva permettersi di aspettare. Lento e silenzioso strisciò di nuovo nella sua tana e socchiuse gli occhi.

Quando venne il mattino il terrore dei Nani diminuì un po'. Si resero conto che pericoli di questo genere erano inevitabili avendo a che fare con un guardiano di tal fatta, e che non era ancora il caso di rinunciare alla loro ricerca. E non potevano andarsene proprio allora, sottolineò Thorin. I loro pony erano dispersi o uccisi, e avrebbero dovuto aspettare un bel po' prima che Smog allentasse la sua sorveglianza tanto che essi potessero osare di percorrere a piedi la lunga strada. Per fortuna avevano salvato provviste bastanti per diversi giorni.

Discussero a lungo su ciò che bisognava fare, ma non riuscirono a trovare alcun sistema per sbarazzarsi di Smog, e proprio questo era sempre stato un punto debole dei loro piani, come Bilbo si sentiva propenso a far notare. Poi, come è naturale in gente profondamente perplessa, cominciarono a lagnarsi dello Hobbit, biasimandolo per quello di cui si erano dapprima tanto compiaciuti: per aver portato via una coppa e avere suscitato così presto il furore di Smog.

«Che altro dovrebbe fare uno scassinatore, secondo voi?» domandò Bilbo con ira. «Non sono stato assunto per uccidere draghi, questo è un lavoro da guerrieri, ma per rubare un tesoro. Ho iniziato come meglio potevo. Vi aspettavate che tornassi trotterellando con tutto il gruzzolo di Thror sul groppone? Se c'è da fare delle lamentele, penso di avere anch'io qualcosa da dire. Avreste dovuto portare cinquecento scassinatori, non uno. Torna certamente a tutto onore di tuo nonno l'avere ammassato una ricchezza così enorme, ma non puoi pretendere di avermene mai dato un'idea precisa. Avrei bisogno di varie centinaia d'anni per portarla tutta qui sopra, anche se fossi cinquanta volte più grosso e se Smog fosse docile come un coniglio.»

Dopo di ciò naturalmente i Nani gli chiesero scusa. «Dunque, che cosa ci suggerisci di fare, signor Baggins?» domandò educatamente Thorin.

«Al momento non ne ho idea, se vi riferite all'impossessarsi del tesoro. Ovviamente questo dipende interamente da qualche nuovo colpo di fortuna e dall'esserci sbarazzati di Smog. Sbarazzarmi di draghi non è per niente il mio genere, ma farò del mio meglio per pensarci sopra. Personalmente non ho nessuna speranza, e vorrei essere sano e salvo a casa mia.»

«Lascia perdere, per il momento! Che cosa dobbiamo fare, oggi?»

«Be', se proprio volete il mio consiglio, direi che non possiamo fare altro che stare dove siamo. Senza dubbio di giorno possiamo strisciare fuori abbastanza tranquillamente per prendere aria. Forse tra non molto si potrebbero scegliere uno o due di noi per raggiungere il deposito sul fiume e rimpinguare le nostre provviste. Ma nel frattempo ognuno dovrebbe starsene dentro il tunnel, di notte.»

«Ora vi farò una proposta. Io ho l'anello e a mezzogiorno striscerò giù -questo dovrebbe essere il momento in cui Smog schiaccia un sonnellino, se mai lo fa - e cercherò di scoprire quali siano le sue intenzioni. Forse ne verrà fuori qualcosa. 'Ogni drago ha il suo punto debole', come diceva mio padre, anche se non lo diceva di certo per esperienza personale.»

I Nani accettarono la proposta con entusiasmo. Erano già arrivati a rispettare il piccolo Bilbo, ma ora egli era diventato il vero capo della loro avventura. Aveva cominciato a prendere iniziative personali, e quando arrivò mezzogiorno si preparò a un altro viaggio giù nella Montagna. Non che gli facesse piacere, beninteso, ma non era più tanto orribile ora che sapeva, più o meno, che cosa lo aspettava. Se ne avesse saputo di più sui draghi e sulle loro astuzie, forse sarebbe stato più spaventato e meno speranzoso di sorprendere questo mentre sonnecchiava.

Il sole brillava quand'egli si mise in viaggio, ma dentro il tunnel era buio come di notte. La luce proveniente dalla porta, quasi chiusa, svanì presto via via che scendeva. I suoi passi erano così silenziosi che di più non avrebbe potuto esserlo il fumo ondeggiante a un mite venticello, ed egli si sentiva abbastanza fiero di se stesso man mano che si avvicinava alla porta inferiore, dove si poteva intravedere solo un bagliore molto tenue.

'Il vecchio Smog è stanco e addormentato' pensò. 'Non può vedermi e non mi sentirà. Su con la vita, Bilbo!' Si era dimenticato, o non ne aveva mai sentito parlare, del senso dell'olfatto dei draghi. Un altro fatto imbarazzante, poi, è che essi possono tenere un occhio mezzo aperto per fare la guardia mentre dormono, se sono insospettiti.

E Smog sembrava infatti profondamente addormentato, immobile e scuro come morto, con poco più di uno sbuffo di vapore appena percettibile mentre russava, quando Bilbo fece di nuovo capolino dall'ingresso. Stava per scendere l'ultimo gradino quando sorprese un improvviso raggio di luce rossa, sottile e penetrante, da sotto la palpebra abbassata dell'occhio sinistro di Smog. Stava solo facendo finta di dormire! Bilbo indietreggiò subito e benedisse la fortuna di avere l'anello. E allora Smog parlò.

 

* * *

 

«Be', ladro! Ti fiuto e ti riconosco all'odore. Odo il tuo respiro. Vieni avanti! Serviti ancora, ce n'è in abbondanza e d'avanzo!»

Ma Bilbo non era proprio ignorante fino a questo punto in scienza draghesca, e se Smog sperava di farlo avvicinare così facilmente rimase deluso. «No, grazie, o Smog il Terribile!» replicò. «Non sono venuto per ricevere regali. Volevo solamente darti un'occhiata e vedere se eri veramente così grande come dice la tua fama. Non ci credevo.»

«E adesso?» disse il drago vagamente lusingato, anche se non credeva neanche a una parola.

«In verità canti e leggende sono assolutamente inferiori alla realtà, o Smog, Principale e Massima Calamità» replicò Bilbo.

 

 

«Hai modi garbati per essere un ladro e un bugiardo» disse il drago. «Sembra che tu conosca bene il mio nome, ma non mi pare di ricordare di averti mai fiutato prima d'ora. Chi sei e da dove vieni, se non sono indiscreto?»

«Niente affatto! Io vengo da sotto il colle, e giù per i colli e su per i colli porta la mia strada. E attraverso l'aria. Io sono colui che cammina senza esser visto.»

«Non stento a crederlo,» disse Smog «ma mi pare difficile che questo sia il tuo vero nome.»

«Io sono colui che scioglie gli enigmi, colui che strappa le ragnatele, la mosca che punge. Io fui scelto per il numero fortunato.»

«Vezzosissimi appellativi!» sghignazzò il drago. «Ma non sempre i numeri fortunati sono tali.»

«Io sono colui che seppellisce vivi i suoi amici e li affoga e li ritira vivi fuori dall'acqua. Venni dal fondo di un vicolo cieco, senza esserci mai caduto.»

«Io sono l'amico degli orsi e l'ospite delle aquile. Io sono il Vincitore dell'Anello e il Fortunato; e sono il Cavaliere del Barile» continuò Bilbo, che cominciava a compiacersi dei suoi enigmi.

«Così va meglio!» disse Smog. «Ma non farti portare troppo in là dall'immaginazione!»

 

* * *

 

Beninteso, è appunto questo il modo di parlare con i draghi, se uno non vuole rivelare il proprio nome (il che è cosa saggia) e non vuole farli infuriare con un netto rifiuto (e anche questa è una cosa molto saggia). Nessun drago è in grado di resistere al fascino di una conversazione enigmatica e di passare un po' di tempo nella ricerca di comprenderla. Qui c'erano un sacco di cose che Smog non capiva per niente (sebbene io ritenga che voi le capiate, visto che sapete tutto sulle avventure di Bilbo cui egli si riferiva), ma credette di averne capito abbastanza, e ridacchiò nel suo cuore malvagio.

'È proprio come pensavo la notte scorsa' sorrise tra sé e sé. 'Uomini del Lago, qualche sporco intrigo di quei miserabili Uomini commercianti di botti del lago, o io sono una lucertola. Non sono sceso da quelle parti per troppo tempo; ma presto cambierà!'

«Benissimo, o Cavaliere del Barile!» disse ad alta voce. «Forse Barile era il nome del tuo pony; e forse no, anche se era grasso abbastanza. Potrai camminare senza esser visto, ma non hai ancora percorso tutta la strada. Permettimi di dirti che la notte scorsa ho mangiato sei pony, e tra non molto catturerò e mangerò tutti gli altri. Per sdebitarmi dell'ottimo pasto ti darò un consiglio per il tuo bene: non avere niente a che fare con i Nani, se puoi farne a meno!»

«Nani!» disse Bilbo con finta sorpresa.

«Zitto, zitto!» disse Smog. «Conosco bene l'odore (e il sapore) dei Nani: è quello che conosco meglio. Non venirmi a raccontare che posso mangiare un pony montato da un Nano e non accorgermene! Farai una brutta fine, se vai in giro con questi begli amici, o Ladro Cavaliere del Barile. Non me ne importa niente se ritorni a dirglielo da parte mia.» Ma non disse a Bilbo che c'era un odore che non riusciva a identificare, l'odore di Hobbit; era completamente al di fuori della sua esperienza e ciò lo metteva in grande imbarazzo.

«Immagino che avrai ricavato un bel guadagno con quella coppa la notte scorsa...» continuò. «Su, su, di' la verità! Come? proprio niente? Be', questo è proprio tipico di loro. E immagino che ora se ne stiano rimpiattati là fuori, e tocca a te fare il lavoro più pericoloso, e arraffare per conto loro tutto quello che puoi mentre io non guardo! E poi ti daranno una bella parte? Non crederci! Se ne esci fuori vivo, sarai fortunato.»

 

* * *

 

Adesso Bilbo cominciava a sentirsi veramente a disagio. Ogniqualvolta l'occhio rovente di Smog, cercandolo nell'ombra, dardeggiava su di lui, egli tremava e veniva preso da un desiderio inesplicabile di precipitarsi fuori, palesarsi e raccontare a Smog tutta la verità. Effettivamente stava correndo l'atroce rischio di cadere sotto l'influsso magico del drago. Ma riprendendo coraggio parlò di nuovo.

«Ma tu non sai tutto, o Smog il Possente» disse. «Non è soltanto per l'oro che noi siamo venuti fin qui.»

«Ah! Ah! Dunque ammetti il 'noi'» rise Smog. «Perché non dici 'noi quattordici' e la fai finita, signor Numero Fortunato? Mi fa piacere sentire che avevi altre cose di cui occuparti da queste parti, oltre al mio oro. In tal caso potrai forse anche non perdere il tuo tempo.»

«Non so se ti è mai venuto in mente che, se anche potessi rubarmi l'oro a poco a poco - questione di un centinaio d'anni, più o meno - non potresti portarlo molto lontano... Inutile tenerlo lì fuori, sul fianco della Montagna... Inutile portarlo nella foresta... Che il cielo mi fulmini! Hai mai pensato al trucco? Un quattordicesimo del tesoro, immagino, o qualcosa di simile, questi erano i patti, eh? Ma come risolvere il problema della consegna? O quello del trasporto? O quello delle guardie armate o del pedaggio?» E Smog rise forte. Aveva un animo malvagio e scaltro, e sapeva che le sue supposizioni non erano molto lontane dal vero, anche se sospettava che dietro questi piani ci fossero gli Uomini del Lago e che fosse inteso che la maggior parte del bottino doveva rimanere lì, nella città presso la riva che ai tempi della sua giovinezza si chiamava Esgaroth.

Stenterete a crederlo, ma il povero Bilbo fu proprio colto di sorpresa. Fino a quel momento tutti i suoi pensieri e le sue energie erano stati concentrati sul come arrivare alla Montagna e trovare l'ingresso. Non si era mai dato la pena di domandarsi in che modo potesse venir trasportato il tesoro, e meno che mai come la sua parte potesse raggiungere Casa Baggins, Vicolo Cieco, Sottocolle.

Un odioso sospetto cominciò ora a farsi strada nella sua mente: anche i Nani si erano dimenticati di questo punto basilare o per tutto il tempo avevano riso di lui sotto i baffi? Questo è l'effetto che le parole dei draghi hanno sugli inesperti. Naturalmente Bilbo sarebbe dovuto stare in guardia: ma Smog aveva una personalità a dir poco fortissima.

«Ti dico» egli disse, sforzandosi di rimanere leale verso i suoi amici e di rimandare la propria fine «che l'oro era solo una preoccupazione secondaria per noi. Per Vendetta abbiamo percorso salite e discese, siamo venuti sulle onde e sul vento. Ti renderai certo conto, o Smog dall'incommensurabile ricchezza, che il tuo successo ti ha creato dei nemici mortali...»

Allora Smog rise proprio di cuore - un suono devastante che scagliò Bilbo al suolo, mentre lontano, su nel tunnel, i Nani si strinsero l'uno all'altro, e immaginarono che lo Hobbit avesse improvvisamente fatto una brutta fine.

«Vendetta!» sbuffò, e lo sfolgorio dei suoi occhi illuminò la sala, dal pavimento al soffitto, di una luce scarlatta. «Vendetta! Il Re sotto la Montagna è morto e dove sono i suoi parenti che osano cercare vendetta? Girion, Signore di Dale, è morto, e io ho mangiato la sua gente come un lupo le pecore, e dove sono i figli dei suoi figli che osano avvicinarmisi? Uccido dove voglio e nessuno osa fare resistenza. Ho umiliato i guerrieri del passato e al giorno d'oggi al mondo non c'è più il loro eguale. Allora non ero che giovane e molle. Ora sono vecchio e forte, forte, forte, Ladro nelle Tenebre!» egli esultò. «Le scaglie della mia corazza sono come scudi dieci volte più possenti, i miei denti sono spade, i miei artigli lance, lo sferzare della mia coda una saetta, le mie ali un uragano e il mio alito morte!»

«Ho sempre saputo» disse Bilbo con uno squittio terrorizzato «che i draghi erano più molli nella parte inferiore, specialmente nella zona del loro... ehm... petto; ma indubbiamente uno così fortificato come te ci avrà pensato...»

Il drago interruppe per un attimo le sue vanterie. «Le tue informazioni sono antiquate» scattò. «Io sono corazzato di sopra e di sotto con scaglie di ferro e gemme dure. Nessuna lama può trafiggermi!»

«Avrei dovuto indovinarlo» disse Bilbo. «In verità, in nessun luogo si può trovare l'eguale del Nobile Smog, l'Impenetrabile. Che magnificenza possedere un panciotto di diamanti purissimi!»

«Sì, è veramente un oggetto raro e stupendo» disse Smog assurdamente compiaciuto. Non sapeva che lo Hobbit aveva già dato un'occhiata al bizzarro rivestimento del suo ventre durante la visita precedente, e che non vedeva l'ora di guardarlo più da vicino per ragioni personali. Il drago si rotolò pancia all'aria. «Guarda!» disse. «Che ne dici?»

«Abbagliante! Meraviglioso! Perfetto! Integro! Impressionante!» esclamò Bilbo ad alta voce, ma quello che pensò dentro di sé fu: 'Vecchio pazzo! Guarda che razza di macchia c'è nell'incavo della parte sinistra del petto, nudo come una lumaca fuori dal suo guscio! '.

Dopo aver visto quel che l'interessava, l'unica idea del signor Baggins fu quella di andarsene. «Be', non devo disturbare oltre Vostra Magnificenza» disse «o trattenerla dal riposo di cui ha certo bisogno. Penso che dar la caccia ai pony sia un po' faticoso, quando si ricomincia a farlo dopo tanto tempo. E lo stesso è con gli scassinatori!» egli aggiunse come frecciata finale, schizzando via e dandosela a gambe levate su per il tunnel.

Fu un'osservazione infelice: infatti il drago sputò fiamme spaventose dietro di lui, e per quanto risalisse di corsa il pendio, Bilbo non si era ancora allontanato abbastanza per trovarsi al sicuro quando la testa orrenda di Smog premette contro l'apertura dietro di lui. Per fortuna tutta la testa e gli artigli non potevano infilarcisi dentro, ma le narici lanciarono fiamme e vapore infocato al suo inseguimento, ed egli ne fu quasi sopraffatto, e continuò ad avanzare barcollando, in preda a gran dolore e paura. Si era sentito abbastanza compiaciuto dell'abilità mostrata nella sua conversazione con Smog, ma lo sbaglio finale lo riportò bruscamente a un maggior buon senso.

'Non farti mai beffe di un drago vivo, pazzo di un Bilbo!' disse tra sé e sé, e questa divenne una delle sue frasi preferite più tardi, e diventò proverbiale. 'Non sei ancora arrivato alla fine di quest'avventura' aggiunse, e anche questo era verissimo.

 

* * *

 

Il pomeriggio stava volgendo alla sera quando egli arrivò alla fine del tunnel e inciampò e cadde svenuto sulla soglia. I Nani lo rianimarono e medicarono le sue bruciature come meglio poterono; ma dovette passare molto tempo prima che i capelli sulla parte posteriore della testa e i peli sui talloni gli tornassero a crescere normalmente: erano stati tutti bruciacchiati e abbrustoliti fino al bulbo sotto la pelle. Nel frattempo i suoi amici fecero del loro meglio per tirarlo su; erano avidi di sentire la sua storia, desiderando specialmente sapere perché il drago avesse fatto un rumore così terribile, e come Bilbo fosse riuscito a fuggire.

Ma lo Hobbit era preoccupato e a disagio, e trovarono difficile cavargli fuori qualcosa. Ripensando a come erano andate le cose, ora egli rimpiangeva di aver detto certe cose al drago e non era tanto ansioso di ripeterle. Il vecchio tordo stava appollaiato su una roccia lì accanto con la testa inclinata, ascoltando tutto quello che veniva detto. E a prova di quanto Bilbo fosse di cattivo umore basti dire che egli raccolse una pietra e la scagliò contro il tordo, che si limitò a svolazzare da un lato e tornò indietro.

«Uccellaccio della malora!» disse Bilbo irosamente. «Credo che stia ascoltando, e non mi piace il suo aspetto.»

«Lascialo in pace!» disse Thorin. «I tordi sono buoni e amichevoli; questo è un uccello vecchissimo, forse l'ultimo superstite dell'antica stirpe che viveva da queste parti, docili alle carezze di mio padre e mio nonno. Erano una razza longeva e dotata di poteri magici, e questo potrebbe essere uno di quelli che vivevano allora, un paio di centinaia d'anni fa o forse più. Gli Uomini di Dale possedevano la chiave per capire il loro linguaggio, e li usavano come messaggeri presso gli Uomini del Lago o altrove.»

«Be', avrà proprio delle belle notizie da portare a Pontelagolungo, se è questo che vuole,» disse Bilbo «benché non creda che ci siano rimaste persone che perdano il loro tempo col linguaggio dei tordi.»

«Ma che diamine è successo?» gridarono i Nani. «Forza, va' avanti col tuo racconto!»

Così Bilbo raccontò tutto quello di cui poteva ricordarsi, e confessò di avere avuto la sgradevole sensazione che il drago avesse indovinato troppe cose grazie ai suoi enigmi, senza considerare poi gli accampamenti e i pony. «Sono sicuro che sa che veniamo da Pontelagolungo e che lì siamo stati aiutati; e ho l'orribile sensazione che la sua prossima mossa sia volta in quella direzione. Volesse il cielo che non avessi mai detto niente riguardo al 'Cavaliere del Barile'; da queste parti farebbe venire in mente gli Uomini del Lago anche a un coniglio cieco!»

«Su, su! Ormai è fatta, ed è difficile non fare passi falsi parlando con un drago, almeno così ho sempre sentito dire» disse Balin, ansioso di confortarlo. «Io credo che tu ti sia comportato molto bene, se vuoi sapere il mio parere: se non altro hai scoperto una cosa utilissima, e sei tornato indietro vivo, e questo è più di quanto possa dire la maggior parte di coloro che hanno detto il fatto loro ai simili di Smog. Essere a conoscenza della macchia sguarnita sul panciotto di diamanti del vecchio Mostro può sempre essere una grazia e una benedizione.»

Questo dette un nuovo indirizzo alla conversazione, e si misero tutti a discorrere di uccisioni di draghi, storiche, mitiche e leggendarie, e dei vari tipi di pugnalate, stilettate e colpi dal basso, e delle diverse tecniche, trucchi e stratagemmi grazie ai quali erano state realizzate. L'opinione generale era che sorprendere un drago nel sonno non era facile come sembrava, e che il tentativo di colpirne o pugnalarne uno addormentato aveva più probabilità di risolversi in un disastro che non un ardito attacco frontale. Durante tutto il tempo in cui essi parlarono il tordo ascoltò, finché alla fine, quando le stelle cominciarono ad affacciarsi in cielo, spiegò silenziosamente le ali e volò via. E durante tutto il tempo in cui essi parlarono e le ombre si allungavano, Bilbo divenne sempre più infelice e il suo cattivo presentimento ingigantì.

Alla fine li interruppe. «Sono sicuro che siamo in gran pericolo,» disse «e non vedo il motivo di restarcene qui seduti. Il drago ha fatto inaridire tutto quel bel verde, e comunque è scesa la notte e fa freddo. Ma me lo sento nelle ossa che questo posto verrà attaccato di nuovo. Adesso Smog sa come ho fatto a scendere nella sua tana e saprà certo indovinare dov'è l'altra estremità del tunnel, potete contarci. Farà a pezzetti tutto questo fianco della Montagna, se necessario, per bloccare la nostra entrata, e se farà a pezzi pure noi sarà ancora più soddisfatto.»

«Sei molto tetro, signor Baggins!» disse Thorin. «Perché Smog non ha bloccato l'estremità inferiore, allora, se ha tanta voglia di tenerci fuori? Non lo ha fatto, o avremmo dovuto udirlo.»

«Non lo so, non lo so - forse perché all'inizio voleva provare ad adescarmi di nuovo, e ora forse perché sta aspettando fino a dopo la caccia di stanotte o perché non vuole danneggiare la sua camera da letto se può farne a meno: ma vorrei proprio che non stessimo qui a discutere. Ormai Smog può uscire da un momento all'altro, e la nostra sola speranza è di andarcene dentro il tunnel e chiudere la porta.»

Era così serio che alla fine i Nani fecero come diceva, anche se rimandarono a più tardi la chiusura della porta - sembrava infatti un piano disperato, perché nessuno sapeva se o come avrebbe potuto riaprirla dal di dentro, e la prospettiva di rimanere rinchiusi in un posto la cui unica via d'uscita portava alla tana del drago non era di loro gradimento. Inoltre, tutto sembrava abbastanza tranquillo sia fuori sia in fondo al tunnel. Così, per un bel po' rimasero seduti non molto lontano dalla porta mezzo aperta e continuarono a parlare.

 

 

La conversazione si volse alle malvagie parole del drago sui Nani. Bilbo desiderava di non averle mai udite, o almeno di potersi sentire affatto sicuro che i Nani fossero assolutamente sinceri adesso che dichiaravano di non avere pensato per niente a che cosa sarebbe successo dopo aver conquistato il tesoro. «Sapevamo che sarebbe stata un'impresa disperata,» disse Thorin «e lo sappiamo ancora; e ritengo ancora che quando lo avremo ricuperato ci sarà tempo abbastanza per pensare al da farsi. Per quanto riguarda la tua parte, signor Baggins, ti assicuro che ti siamo più che riconoscenti e sceglierai il tuo quattordicesimo appena avremo qualcosa da dividere. Mi dispiace che tu sia preoccupato per quanto riguarda il trasporto, e ammetto che le difficoltà sono grandi - le contrade non sono diventate meno selvagge col passare del tempo, semmai il contrario -, ma noi faremo tutto quello che possiamo per te, e ci assumeremo la nostra parte delle spese, quando verrà il momento. Credimi o no, come ti pare!»

Da ciò la conversazione passò allo sterminato mucchio di ricchezze, e alle cose che Thorin e Balin ricordavano. In particolare si domandavano se si trovassero ancora lì sane e salve nella sala sottostante queste cose: le lance che erano state fatte per gli eserciti del gran Re Bladorthin (morto da lungo tempo), avevano ciascuna una punta triplicemente forgiata e la loro asta era abilmente intarsiata d'oro, ma non furono mai consegnate o acquistate; gli scudi fatti per guerrieri morti da lungo tempo; la grande coppa aurea di Thror, con due manici, cesellata e intagliata con uccelli e fiori i cui occhi e petali erano di pietre preziose; cotte di maglia dorate, argentate e impenetrabili; la collana di Girion, Signore di Dale, fatta di cinquecento smeraldi verdi come l'erba, che egli dette ai Nani perché fosse incastonata nell'armatura del figlio maggiore, una cotta di anelli saldati dai Nani di cui in precedenza non era mai stato fatta l'eguale; infatti era stata fatta di argento puro lavorato fino a divenire tre volte più potente e robusto dell'acciaio. Ma più bella di tutto era la grande gemma bianca, che i Nani avevano trovato sotto le radici della Montagna, il Cuore della Montagna, l'Archepietra di Thrain.

«L'Archepietra! L'Archepietra!» mormorò Thorin al buio, mezzo sognante, col mento poggiato sulle ginocchia. «Era come un globo dalle mille facce; splendeva come argento alla luce del fuoco, come l'acqua al sole, come la neve sotto le stelle, e come la pioggia sopra la Luna!»

Ma il desiderio malioso del tesoro era caduto dal cuore di Bilbo. Durante tutta la loro conversazione egli ascoltava solo per metà. Sedeva vicinissimo alla porta con un orecchio teso a qualsiasi suono che cominciasse a farsi sentire all'esterno, e con l'altro all'erta per cogliere, dietro al mormorio dei Nani, un'eco o un qualsiasi fruscio che annunciasse un movimento proveniente dal basso.

Il buio si fece sempre più fitto ed egli divenne sempre più inquieto. «Chiudete la porta!» li implorò «ho il terrore di quel drago fin nel midollo delle ossa. Questo silenzio mi piace molto meno del rombo dell'altra notte. Chiudete la porta prima che sia troppo tardi!»

Qualcosa nella sua voce provocò nei Nani una sensazione di disagio. Lentamente Thorin si riscosse dai suoi sogni e, alzatosi, fece ruzzolare via la pietra che faceva da fermaporta. Poi spinsero la porta tutti insieme, ed essa si chiuse con uno scatto secco e quasi metallico. All'interno non rimaneva nessun segno del buco della serratura. Erano chiusi nella Montagna!

 

 

E non un attimo in anticipo. Avevano a malapena percorso pochi metri giù per il tunnel quando un urto immenso investi il fianco della Montagna, come lo schianto di mazze fatte di querce secolari e brandite da giganti. La roccia rimbombò, le pareti si squarciarono, e dal soffitto caddero loro in testa schegge di pietra. E meglio non pensare a che cosa sarebbe successo se la porta fosse stata ancora aperta. Essi si precipitarono giù nel tunnel a gambe levate, lieti d'essere ancora vivi, mentre all'esterno, alle loro spalle, udivano il ruggito e il rombo della furia di Smog. Stava facendo a pezzi le rocce, abbattendo pareti e rupi con le sferzate della sua coda poderosa, finché il loro piccolo spiazzo, l'erba bruciacchiata, le pareti con le chiocciole, la stretta cornice, tutto scomparve in un guazzabuglio di frantumi e in una valanga di pietre scheggiate che cadde sopra la rupe nella valle sottostante.

Smog aveva lasciato la sua tana di soppiatto e in silenzio; nel buio, si era quietamente levato in volo, e poi era volato via, pesante e lento come un corvo mostruoso, trasportato dal vento verso la parte occidentale della Montagna, nella speranza di cogliervi di sorpresa qualcuno o qualcosa, e di spiare l'uscita del passaggio di cui il ladro si era servito. E quando non riuscì a trovare qualcuno né a vedere alcunché, nemmeno là dove aveva pensato che dovesse esserci l'apertura, il suo furore esplose.

Dopo che ebbe sfogato la sua collera in questo modo, si sentì meglio e pensò in cuor suo che non avrebbe più avuto noie da quella parte. Nel frattempo aveva un'altra vendetta da compiere. «Cavaliere del Barile!» sbuffò. «Le tue impronte venivano dal fiume, senza dubbio, su per il fiume tu sei venuto. Non conosco il tuo odore, ma se non sei uno di questi Uomini del Lago, hai avuto il loro aiuto. Ora mi vedranno e si ricorderanno chi è il vero Re sotto la Montagna!»

Si levò in una nube di fuoco e volò via, a Sud, verso il Fiume Fluente.

 


CAPITOLO XIII


Date: 2015-12-17; view: 958


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