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Il mito delle nuove tecnologie

1. Il monologo collettivo e l'effetto omologazione

La sempre più massiccia diffusione dei mezzi di comunicazione, potenziati dalle nuove tecnologie, sta forse abolendo progressivamente il bisogno di comunicare, perché nonostante l'enorme quantità di voci diffuse dai media la nostra società parla nel suo insieme solo con se stessa. Alla base di chi parla e di chi ascolta non c'è, come un tempo, una diversa esperienza del mondo, perché sempre più identico è il mondo a tutti fornito dai media, così come sempre più identiche sono le parole messe a disposizione per descriverlo. In questo senso è possibile dire che la diffusione dei mezzi di comunicazione sta abolendo la necessità della comunicazione. L'uomo non è qualcosa che prescinde dal modo con cui manipola il mondo, e trascurare questa relazione significa non rendersi conto che a trasformarsi non saranno solo i mezzi di comunicazione, ma, come dice McLuhan, l'uomo stesso. Infatti: Il "messaggio" di un medium o di una tecnologia è nel mutamento di proporzioni, di ritmo e di schemi che introduce nei rapporti umani. Infatti la radio, la televisione, il pc, il cellulare ci plasmano qualunque sia lo scopo per cui li impieghiamo, perché una trasmissione tv edificante e una degradante, per diversi che siano gli scopi a cui tendono, hanno in comune, come osserva Anders, "il fatto che noi non vi prendiamo parte, ma ne consumiamo soltanto la sua immagine". Il "mezzo", indipendentemente dallo "scopo", ci istituisce come spettatori e non come partecipi di un'esperienza o attori di un evento. Questa condizione, che vale per la tv, vale in maniera esponenziale per internet, dove il consumo in comune del mezzo non equivale a una reale esperienza comune. E così, sotto la falsa rappresentazione di un pc ciò che si produce è sempre di più l'uomo di massa.

2. Il capovolgimento del rapporto uomo-mondo

Ciò comporta un ribaltamento tra interiorità ed esteriorità, e più in generale tra interno ed esterno. Se un tempo la famiglia era l'"interno" in cui si scambiavano quei tratti affettivi d'ira e d'amore e più in generale quella libertà espressiva che occorreva contenere fuori, all'"esterno", oggi, grazie alla capillare diffusione della tv, del pc o del cellulare sempre accesi, la famiglia è il luogo in cui è di casa il mondo esterno, reale o fittizio che sia. Anders: la casa reale, con le sue 4 mura e i mobili, "è ridotta a un container per la ricezione del mondo esterno" la realtà di casa, quella familiare, si allontana e impallidisce. Davanti alla tv la famiglia è "raccolta non più in direzione centripeta, ma centrifuga", solo perché ciascuno, che non è più con l'altro, ma solo accanto all'altro, prenda il volo verso una fuga solitaria che non condivide con nessuno. Tutto ciò non dipende dall'uso che facciamo dei mezzi, ma dal fatto che ne facciamo semplicemente uso. Le conseguenze: se il mondo viene a noi, noi non "siamo-nel-mondo" ma siamo semplici consumatori del mondo. Se poi viene a noi in forma di immagine, ciò che consumiamo è solo il fantasma del mondo. Se questo fantasma lo possiamo evocare in qualsiasi momento, siamo onnipotenti come Dio. Ma poi questa onnipotenza si riduce, perché, se possiamo vedere il mondo senza potergli parlare, siamo dei voyeur. Se un fatto che accade in un luogo determinato può essere trasmesso in qualsiasi luogo della terra, quel fatto perde la sua individuazione che da sempre è il tratto caratteristico dei fatti. Se per vederlo bisogna pagarlo, allora quel fatto, insieme a tutta la serie dei fatti, cioè il mondo, diventa merce. Se la sua importanza dipende dalla sua diffusione attraverso i media, allora l'essere dovrà misurarsi sull'apparire.



3. L'effetto codice

In questa condizione si riduce, fino ad annullarsi, lo spazio della libertà e il bisogno di interpretazione. Ma questa riduzione non può essere avvertita perché, per esserlo, occorrerebbe disporre di un altro mondo rispetto al mondo rappresentato, che invece è l'unico che il monologo collettivo dei mezzi di comunicazione ci concede di abitare. I mezzi di comunicazione, se ci mettono in contatto non con il mondo, ma con la sua rappresentazione, se modificano il nostro modo di fare esperienza, ci codificano e producono delle modificazioni nell'uomo indipendentemente dall'uso che se ne fa. Per questo neghiamo che i mezzi di comunicazione siano solo dei "mezzi": ci plasmano, qualsiasi sia lo scopo per cui li impieghiamo.

4. La trasformazione antropologica indotta dai nuovi mezzi di comunicazione

Raffaele Simone: prima la tv e poi il pc, questi "elettrodomestici gentili", oggi si rivelano per quel che sono: condizionatori di pensiero, non nel senso che ci dicono cosa dobbiamo pensare, ma nel senso che modificano il nostro modo di pensare, trasformandolo da analitico, strutturato, sequenziale e referenziale, in generico, vago, globale. Nel tragitto culturale percorso dall'umanità Simone individua 3 fasi. 1. L'invenzione della scrittura permise di dare stabilità alle conoscenze. 2. 20 secoli dopo con l'invenzione della stampa che fece del libro, fino ad allora costosissimo e non riproducibile, un bene a basso costo e alla portata di tutti, che consentì a milioni di persone di attingere a cose pensate da altri a immense distanze di tempo e di spazio. 3. Negli ultimi 30 le cose che sappiamo non le dobbiamo necessariamente al fatto di averle lette da qualche parte, ma semplicemente al fatto di averle viste in tv, al cinema, sul pc, oppure sentite dalla viva voce di qualcuno, dalla radio, o da i-Pod. Ciò ha comportato un passaggio da un tipo di intelligenza che Simone chiama simultanea all'altro tipo di intelligenza considerata più evoluta che è quella sequenziale. L'intelligenza simultanea è caratterizzata dalla capacità di trattare nello stesso tempo più informazioni, senza però essere in grado di stabilire una successione, una gerarchia e un ordine. È quella che usiamo quando guardiamo un quadro, dove è impossibile dire che cosa va guardato prima e cosa dopo. L'intelligenza sequenziale, invece, quella che usiamo per leggere, necessita di una successione rigorosa che articola e analizza i codici grafici disposti in linea. Sull'intelligenza sequenziale poggia quasi tutto il patrimonio di conoscenze dell'uomo occidentale. Ma questo tipo di intelligenza, che fino a qualche anno fa sembrava un progresso acquisito e definitivo, oggi sembra entrare in crisi a opera di un ritorno dell'intelligenza simultanea, più consona all'immagine che all'alfabeto.

5. Gli effetti negativi dell'informatica nella scuola

Compito della scuola è fornire metodi di ricerca e capacità di giudizio, a partire dai quali i dati e le risposte sono facilmente ottenibili. Un esempio: Al costo di una ventina di pc si può attrezzare un laboratorio di fisica. Fra 10 anni, quando quei pc saranno da tempo nella spazzatura, la fisica sarà la stessa. In questo modo avranno imparato un metodo di ricerca e non solo i semplici risultati. Grazie all'elettronica digitale, gli studenti danno risposte senza elaborare concetti: la soluzione di problemi diventa la pressione di tasti. Non è necessario capire come formulare quantità astratte, si va direttamente dai numeri alle risposte. Consegnandoci a quelle che Stoll chiama "protesi tecnologiche", siamo diventati meno autosufficienti. Lo stesso è per la scrittura a mano. Ma gli inconvenienti più gravi dell'informatizzazione generalizzata della scuola sono la marginalizzazione della realtà "fisica" a favore di quella "virtuale" e la riduzione drastica dei processi di socializzazione, con tutte le conseguenze etiche e psicologiche che la cosa comporta, per effetto dell'isolamento indotto dal rapporto del singolo individuo con il suo pc.

6. Le psicopatologie da internet

Internet Addiction Disorder (disturbo da dipendenza da internet), la dipendenza implica 3 meccanismi: la tolleranza (che comporta la necessità di aumentare gradualmente le dosi di una sostanza per ottenere lo stesso effetto), l'astinenza (con comparsa di sintomi specifici in seguito alla riduzione o alla sospensione di una particolare sostanza), il "craving" (o smania) che comporta un forte e irresistibile desiderio di assumere una sostanza; desiderio che, se non soddisfatto, causa sofferenza psichica e a volte fisica. Questi tratti, che sono tipici della tossicodipendenza, dell'alcolismo oggi sono riconoscibili in quanti fanno un uso eccessivo di internet per soddisfare sul piano virtuale quel che non riescono a ottenere sul piano della realtà. "La compulsione da internet si basa sul piacere anziché su una fobia. E proprio perché il sintomo si basa sul piacere, anziché sul disagio e la sofferenza, eliminarlo risulta difficile. Si prenda ad esempio lo shopping compulsivo online o il trading online a cui si applicano quanti giocano in Borsa attraverso internet. E poi le chat, dove uno è catturato dal piacere di poter liberare la sua fantasia presentandosi agli altri con un'identità sessuale o con caratteristiche diverse da quelle reali. Resta da ultimo il cybersesso, vera e propria dipendenza da sesso virtuale.

7. Le psicopatologie da cellulare

I nuovi mezzi di comunicazione che velocizzano il tempo e riducono lo spazio forse non provocano nuove patologie, ma certamente amplificano quelle che uno già possiede, le evidenziano, le rendono pubbliche. In particolare l'uso nevrotico del cellulare rivela diversi aspetti della nostra personalità: a) L'intolleranza della distanza. b) L'illusione dell'onnipotenza. c) Il controllo paranoico. d) L'esibizionismo. e) L'angoscia dell'anonimato. f) La perdita del mondo circostante e del mondo interiore. g) La perdita della libertà.

8. Sorvegliare il futuro

Non esistono apparecchi singoli. La totalità è il vero apparecchio. Ogni singolo apparecchio è solo una parte di apparecchio. Questo "mondo", che oggi chiamiamo rete o cyberspazio, proprio perché non è un "mezzo" ma un "mondo", non lascia altra scelta se non quella di parteciparvi o starne fuori. Ma il mondo che la rete diffonde non è la realtà del mondo e tantomeno l'esperienza che se ne può fare, ma solo il fantasma del mondo. La mia libertà consiste nella costrizione a partecipare a questo mondo, che non è un mondo di fatti poi comunicati, ma un mondo di fatti per essere comunicati. Se le nuove tecnologie sono una "merce d'obbligo" o un "must", la loro mancanza mette a repentaglio la partecipazione a quell'unico mondo a cui ormai abbiamo accesso, che è poi il mondo della comunicazione. Di fronte all'inevitabile, rifiutare è patetico, ma sorvegliare è necessario, se non altro per capire, oltre a ciò che noi possiamo fare con la tecnica, ciò che la tecnica ha fatto, fa e farà di noi ancor prima che noi possiamo fare qualcosa grazie a lei. Tutti insieme dobbiamo divenire osservatori, almeno per evitare che la storia, che noi uomini abbiamo inventato, d'ora innanzi accada a nostra insaputa.


Date: 2015-12-24; view: 2192


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